Cristina Menni, una scienziata italiana, ha delineato il processo di formazione della “pancetta”: il grasso si accumula sull’addome a causa dell’interrelazione tra i batteri intestinali (microbiota), la dieta adottata e le molecole rilasciate dai batteri stessi in risposta al cibo ingerito. Una sorta di circuito che – è il caso di dirlo – si autoalimenta. Lo studio della ricercatrice italiana è stato pubblicato da Nature Genetics. Le evidenze emerse potrebbero portare, nel giro di dieci anni. allo sviluppo di diete personalizzate che, tenendo conto della composizione della flora batterica di ciascuno, favoriscano un’attività intestinale che contrasti l’accumulo di grasso sull’addome. L’esperta ha identificato il mix di molecole prodotte dai batteri intestinali di 500 coppie di gemelli costruendo così una banca dati enorme di tutte queste sostanze. “Abbiamo visto che i composti chimici prodotti dai batteri intestinali regolano l’accumulo di grasso addominale”, spiega l’esperta. “Inoltre abbiamo scoperto che le attività dei nostri microbi intestinali sono solo minimamente controllate da fattori ereditari. Per oltre l’80% dipendono da fattori modificabili, per lo più dalla dieta”. Ciò significa che modulando la dieta (per esempio attraverso un maggior consumo di fibra o probiotici) di un individuo in funzione della composizione del suo microbiota, si potrà ridurne l’accumulo di grasso addominale. Anche la prescrizione di eventuali integratori sarà personalizzata in base al microbiota, perché solo alcun ibatteri possono sfruttare un particolare integratore. Infine i dati raccolti nella bio-banca consentiranno a altriricercatori di capire i meccanismi con cui i batteri intestinaliinfluenzano la nostra salute, ad esempio il rischio di diabete,malattie cardiovascolari e anche di obesità.
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